lunedì 30 aprile 2012

Proiezione a Mantova


Sabato 28 aprile a San Giorgio di Mantova si è svolto l'evento "Terrone Day" organizzato dal Partito del Sud. Sono stato invitato a presentare e a parlare del documentario "Cento passi per la libertà". È stata la prima volta che l'ho presentato in Italia in una città che non fosse Napoli. L'idea dell'evento è nata a gennaio dopo che il coordinatore per la provincia di Mantova del Partito del Sud, Francesco Massimino, durante una riunione del consiglio comunale di Castelbelforte è stato pesantemente insultato da alcuni esponenti leghisti. Da quel momento Massimino e il coordinamento del Partito del Sud si sono messi al lavoro per organizzare la giornata che hanno denominato "Terrone Day". Oltre a me sono stati invitati il giornalista Pino Aprile, ormai guru del meridionalismo con i suoi libri "Terroni" e "Giù al Sud", il musicista Mimmo Cavallo che sta portando in giro per l'Italia il suo ultimo album "Quando saremo fratelli uniti", il regista attore Roberto D'Alessandro sulle scene da quasi un anno con l'adattamento teatrale di "Terroni". Inoltre è stato invitato anche Marco Esposito assessore allo sviluppo del comune di Napoli. Devo premettere che non sono d'accordo con il nome scelto per l'evento. Credo che il termine "terrone" dovrebbe essere bandito. Su questo argomento mi scontro spesso con settentrionali e meridionali perchè i primi dicono che è uno sfottò e i secondi vogliono cambiare l'accezione negativa del termine e trasformalo in motivo di orgoglio. Per me il termine "terrone" è un insulto, è dispreggiativo e volerne cambiare il senso e addirittura affermare di essere orgoglioso di essere terrone lo trovo fuori luogo, lontano da me ed è come sentirsi culturalmente inferiore. Come tanti insulti razzisti si dovrebbe smettere di usarlo e dovrebbe essere sanzionato. Io sono partenopeo, napoletano, meridionale, italiano, europeo, essere umano. E basta
La giornata è stata divisa in due parti. La mattina volantinaggio e protesta davanti al municipio di Castelbelforte. Pausa pranzo con porchetta offerta dai "mantovani",  pomeriggio culturale presso l'Auditorium di San Giorgio di Mantova con gli interventi degli ospiti e per concludere cena "Al Pesce d'oro" di proprietà ovviamente di un emigrante campano in terra lombarda. 
Riesco ad arrivare, a causa del traffico intenso, soltanto intorno alle 13.30 giusto in tempo per assaggiare l'ottima porchetta, salutare tutti e poi correre all'Auditorium per le prove tecniche. Tra i volti conosciuti c'è anche Tony Quattrone arrivato direttamente da Napoli. Ma le provenienze sono le più disparate: da Roma, da Viareggio, da Bologna, Reggio Emilia e anche da Barcellona. Infatti ritrovo anche il professore Giovanni Cutolo conosciuto durante una proiezione a Barcellona. Dopo i saluti Francesco Massimino porta me e Mimmo Cavallo all'Auditorium per le prove, una struttura che fa parte del Centro Culturale del comune di San Giorgio di Mantova, uno spazio adibito a concerti, incontri, proiezioni con zona bar all'esterno e all'interno che è diventato un punto di riferimento culturale e di svago per i giovani e meno giovani del piccolo comune. 
Lo spazio da 200 posti è molto bello e funzionale purtroppo però alcune attrezzature non sono delle migliori e il tecnico, anche lui un ragazzo di una ventina d'anni, non è molto esperto. Mimmo ha subito dei problemi perchè nell'Auditorium non c'è uno spinotto per collegare la chitarra alle casse e ha problemi anche con le basi musicali. Francesco cerca di risolvere la situazione chiamando il figlio, che fa il dj, e chiedendogli di recuperare lo spinotto. Ma intanto Mimmo deve accontentarsi di cantare "unplugged". D'altro canto anche io ho i miei problemi perchè il disco esterno che ho portato non è compatibile con il Pc del centro e inoltre l'immagine proiettata si vede in rosso e non riusciamo a risolvere il problema. Alla fine il tecnico, dopo una telefonata al suo collega, capisce che il problema è del cavo che non funziona bene e quindi bisogna stare attenti a come si muove per non fargli fare contatto. Ma alla fine risolviamo tutto. 
Intanto la sala comincia a riempirsi e conosco Fabrizio, tesserato nel Partito del Sud di Bologna, che dovrebbe presentarmi e farmi delle domade durante il mio intervento. Ha una storia di vita interessantissima. È nato in Venezuela da genitori siciliani trasferitisi in Sudamerica. Poi prima del colpo di stato sono tornati in Sicilia e a 17 anni Fabrizio si è trasferito a Bologna. Arrivano anche gli ospiti: Pino Aprile con il suo inseparabile berretto e Roberto D'Alessandro. Purtroppo macherà il giornalista Lino Patruno che, a quanto pare, sembra sia stato trattenuto a Reggio Calabria dal suo editore. Ritrovo anche Andrea Balia e Francesco Menna arrivati anche loro da Napoli. Il pomeriggio inizia con l'intervento di Massimino che spiega il perchè del "Terrone Day" e l'idea di organizzare l'evento dopo gli insulti ricevuti a gennaio perchè meridionale. E dichiara che è un incontro per tutti i sud del mondo e contro tutte le discriminazioni. Sale sul palco Rosanna Gadaleta presidente della commissione internet e comunicazione del Partito del Sud che presenta Pino Aprile che non può trattenersi molto in quanto deve raggiungere la Sicilia per la presentazione del suo libro. Il suo intervento, come al solito, è molto interessante e pieno di spunti. Sono tre i punti che affronta: il primo è di stare attenti agli obiettivi che si prefiggono e di non fare passi troppo lunghi perchè si rischia di fallire. Si scaglia poi contro la Fornero e le sue ultime dichiarazioni sull'essere piemontese e quindi abituata al lavoro. Afferma Pino che è un modo per dividere e mettere gli italiani gli uni contro gli altri alimentando un sentimento razzista e cercando uno complicità inespressa, ma palese con i razzisti che pensano che ci sono due italie. Poi parla anche dell'editoriale di un importante giornale italiano che dopo le dimissioni di Bossi titola "e ora chi difende le ragioni del nord". Ovviamente Pino si chiede sorpreso "da chi" dovrebbero essere difese dato che tutto il potere economico, politico, finanziario e al nord. Inoltre commenta anche il controeditoriale, sempre dello stesso giornale, scritto da un giornalista palermitano, che parla di vizi meridionali in salsa leghista come se, continua Pino, anche quando loro rubano la colpa è sempre dei meridionali. Finito il suo intervento deve andare via e scappa per prendere l'aereo.
Sale sul palco Mimmo Cavallo che si prepara a suonare, ancora senza spinotto, il miglior repertorio dell'album "Quando saremo fratelli uniti". Dopo Mimmo è il turno di due assessori del comune di San Giorgio che hanno concesso lo spazio per l'evento. È interessante il discorso dell'assessore Beniamino Morselli che afferma di aver scoperto, dopo la lettura del libro di Pino Aprile, molte cose di cui non era a conoscenza sia perchè non studiate a scuole e sia, dichiara, per una pigrizia di non andare ad approfondire certi discorsi. Insomma è stata una spontanea e onesta assunzione di responsabilità. 
Dopo l'intervento dell'assessore è il momento di Roberto D'Alessandro che recita alcuni monologhi dello spettacolo "Terroni". È davvero un animale da palco. Ha una presenza corporale e un'intensità che cattura l'attenzione di tutto il pubblico. E quando arriva alla fine del monologo "qualcuno è meridionalista" ho la pelle d'oca. Dopo il suo intervento ritorna sul palco Mimmo, con il vestito da scena da soldato borbonico che utilizza durante i suoi spettacoli, per un ultimo brano. Prima di cantare si rivolge al pubblico riaffermando l'importanza dell'evento e del percorso che è stato intrapreso e che non bisogna permettere a nessuno di distruggere i propri sogni. 

Arriva finalmente il mio turno. Salgo sul palco e chiedo a Tony di riprendermi. Brevemente spiego perchè ho voluto realizzare un documentario sulla campagna elettorale di Napoli: ero stanco di vedere la mia città raccontata negativamente come se ci fosse solo immondizia, criminalità e camorra. Volevo documentare quello che a Napoli stava accadendo, il risveglio e la partecipazione di una città intera. Ho concluso l'intervento ricordando e ringraziando Angelo Forgione per tutto il lavoro che fa con il movimento VANTO e sottolineando l'importanza del video per promuovere quanto di buono e positivo c'è di Napoli e di tutto il sud. Dopo la proiezione c'è stato il dibattito con il pubblico. Sono state fatte tante domande e osservazioni sia sul documentario sia sulla situazione generale del sud. Io, come già altre volte, ho cercato di affermare l’importanza di parlare e far vedere le cose positive di Napoli e del sud in genere. Dal pubblico Tony ci ha fatto osservare che un video da lui girato sul lungomare di Napoli chiuso al traffico, in pochi giorni è stato visto da quasi 6000 persone. Questo per dire che la gente, non solo a Napoli, ha voglia di vedere quanto c’è di positivo in città. Un altro argomento che ho toccato è quello della mentalità. Spesso mi è capitato di incontrare durante le proiezioni del documentario, ma anche in altri contesti, persone che dicevano che il problema di Napoli e del sud è la mentalità. Io credo che la mentalità è la stessa in tutta Italia, ma che si mostra con modalità differenti lungo tutta la penisola. Ed è la mentalità che potremmo definire mafiosa e cioè della prepotenza, della tracotanza, della presunzione e della furbizia che unisce come non mai tutta l’Italia. E parlando di ciò che è accaduto a Napoli cerco di combattere lo stereotipo e il pregiudizio per cui il problema del sud è la mentalità. Ma poi, che significa è colpa della mentalità? Secondo me è il modo migliore di una parte della popolazione sia al nord sia al sud di non voler vedere i problemi e le cause che li generano e quindi di risolverli.
Durante il mio intervento arriva l’assessore Marco Esposito che è il prossimo a salire sul palco. E fa un discorso davvero interessante. Come tanti di noi anche Marco non sentiva di essere "diverso", ma solo italiano. Ci racconta che ha cominciato a rendersene conto quando è andato a lavorare a Milano diversi anni fa. Cercava una casa in affitto e durante una telefonata la padrona di casa gli disse che non gli avrebbe affittato la stanza perchè napoletano. "Sa cosa si dice sui napoletani?", disse la signora, "mi scusi, ma lei di dove è?" chiese Marco. "Sono di Bologna", rispose. "E sa cosa si dice delle bolognesi?". L'assessore ci racconta questa storia come se fosse una barzelletta, ma purtroppo è una storia vera. E che altra risposta poteva dare? Continua il suo discorso che si sposta sulla chiusura di mentalità che si trova al nord, probabilmente dovuta alla crisi o a un certo modo di fare politica degli ultimi anni a cui bisogna contrapporre un altro tipo di cultura che caratterizza il modo di essere e di pensare dei meridionali. E fa un esempio: un bando dell'Expo che potrebbe essere un'occasione di rilancio e di sviluppo per tutto il territorio nazionale afferma che le ditte che possono partecipare devo risiedere entro 350 km da Milano. In questo modo, continua l'assessore, si taglia in due l'Italia e si va contro uno dei principi fondamentali dell'Europa, la libertà di movimento dei lavoratori. Ci si preclude a priori la possibilità di far lavorare i migliori, che possono trovarsi dentro o fuori quei 350 km in nome di un criterio di residenza per tutelare non si sa bene cosa. È questa la chiusura di cui parla e che fino a pochi anni fa non era caratteristica delle grandi città del nord. Afferma che nessuno di noi al sud si sogna di fare un sud più chiuso ancora, al contrario sono benvenuti tutti sia quelli che vengono dall'altra sponda del Mediterraneo sia quelli dall'Oriente, dal nord Italia etc. Ma, afferma Esposito, "se questo discorso non dovesse essere capito e nel resto del paese dovesse proseguire questa chiusura che rende l'Italia un posto sempre più difficile da vivere, per lavorare, per mantenerci a un livello elevato nel mondo anche dal punto di vista culturale, se l'Italia diventa sempre più chiusa perchè governata sempre da persone chiuse allora a noi conviene separarci e tornare quello che siamo sempre stati. Un posto splendido al centro del Mediterraneo, un posto dove tutti sognavano di andare almeno una volta nella vita. E ci concentriamo a migliorare le cose che vanno male da noi e a far venire da noi il meglio che c'è nel mondo per ripristinare le nostre ricchezze senza chiudere a nessuno". Un discorso questo di Marco Esposito molto forte sul quale mi trovo completamente d'accordo. Marco continua affermando che da questa situazione di crisi, di lotta contro poteri forti, e in parte occulti, possiamo uscirne solo con un altro potere: quello delle persone perbene che non hanno bisogno di vendersi o stare insieme per un patto di sangue o per altri riti, ma per orgoglio, dignità e voglia di cambiare le cose. E sono sempre di più. E ci fa alcuni esempi anche di buona amministrazione. Ha da poco preso degli accordi con una compagnia assicurativa britannica per superare il blocco delle assicurazioni italiane sulla città di Napoli. Da luglio saranno disponibili per i residenti a Napoli delle assicurazioni "normali" a prezzi normali e non più discriminatorie. Hanno firmato la convenzione e guarda caso l'amministratore delegato della compagnia è una napoletana che, come tanti altri napoletani che vivono in altre parti di Italia o nel mondo, ha voglia di aiutare la città. Questo secondo me è il messaggio più forte. Per anni siamo stati costretti ad andare via, ma oggi come non mai dall'estero e fuori dalle dinamiche corrotte di un paese alla deriva, possiamo aiutare Napoli, il sud e tutto quello che c'è di buono in Italia a cambiare e tornare a essere quel posto splendido al centro del Mediterraneo dove tutti sognavano di andare almeno una volta nella vita.

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